The environment we attack. Wars have devastating impacts not only on lives but also on places—cities, waterways, land, forests, and fields. Through a historical and literary lens on conflicts like those in Syria or Ukraine, we see how the story of wars is intertwined with the story of the places they ravage, often irreversibly. Yet, while wars greatly affect the environment, environmental degradation can also spark conflicts: human attacks on the planet increase inequality, poverty, resource scarcity, and new wars.
Oltrenatura, a podcast produced by FACTA.eu for Festivaletteratura
With the voices of Nadine Kadaan, Valerio Pellizzari, Andrei Kurkov, Grammenos Mastrojeni, and Emanuele Bompan.
Podcast transcript
V1: Scrittori e illustratori hanno predisposto affinché le famiglie e i visitatori con i loro bambini e accompagnatori possano in completa autonomia progettare e realizzare prodotti.
Esiste un pubblico di giovanissimi che ogni anno partecipa al Festival Letteratura di Mantova. Il festival è uno degli appuntamenti culturali più attesi dell'anno che si svolge appunto a Mantova. Mantova, perla del Rinascimento, è oggi riconosciuta dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Ecco, ogni anno nel ricchissimo programma del festival una parte degli eventi è rivolta a bambina e bambini per avvicinare le nuove generazioni alla letteratura e a tutto ciò che attraverso la letteratura si può raccontare. La storia, l'arte, la scienza, la tecnologia, l'ambiente ed è di questo che qui vogliamo parlare. L'ambiente, così come è stato raccontato negli anni al Festivaletteratura di Mantova con le voci degli ospiti del festival selezionate dall'archivio pluriennale consultabile da chiunque al sito archivio.festivalletteratura.it.
V2: E quindi noi con questo libro vi ha voluto capire un pochino cosa stava succedendo a questa risorsa acqua. Chi erano i soggetti che si stavano muovendo per cercare di ottenere un sempre maggiore controllo sulle risorse d'acqua.
V3: Siamo i più efficienti e più rapidi estintori di specie di tutta la storia della vita sul nostro pianeta. Possiamo evitarlo? Sì, possiamo evitarlo.
V4: Ascolteremo una dinne come farà a portarci da Mantova a Damasco.
V5: Now do you like to send it to kids in Syria?
Io sono Giulia Bonelli e questo è Oltrenatura, un podcast prodotto da FACTA.eu in cui riannodiamo le voci delle autrici e degli autori che hanno attraversato il Festivaletteratura di Mantova nel corso degli anni. Per ragionare insieme su come viviamo l'ambiente, su come lo abitiamo, lo plasmiamo, lo raccontiamo, lo percorriamo, lo coltiviamo, lo pensiamo, lo distruggiamo, lo bombardiamo, lo inquiniamo, lo conserviamo.
Oggi parliamo dell'ambiente che attacchiamo. In tutto il mondo i conflitti hanno impatti devastanti non soltanto sulle vite umane ma anche sui luoghi, le città, le campagne, i corsi d'acqua, i boschi, i campi, insomma le guerre modificano spesso irreversibilmente l'ambiente.
A partire dalla seconda metà del novecento è entrato in vigore il termine ecocidio utilizzato di fatto per descrivere un'opera di consapevole distruzione dell'ambiente naturale. Il primo a utilizzare questa parola applicandola agli effetti ambientali dei conflitti è il botanico americano Arthur Galston nel 1970. Gelson accusa di ecocidio l'esercito degli Stati Uniti che, a partire dal 1961 in Vietnam, aveva sparso su gran parte del paese una quantità davvero massiccia di diserbanti causando problemi di salute a milioni di persone e distruggendo circa ventimila chilometri quadrati di foreste e duemila chilometri quadrati di campi coltivati. Ma anche quando l'attacco all'ambiente non è diretto come in questo caso o intenzionale, ecco anche in quei casi i conflitti hanno sempre un prezzo molto alto per tutti i luoghi che attraversano.
E al Festivaletteratura di Mantova si è parlato spesso di come cambia nel tempo l'ambiente che attacchiamo. Il pubblico dei più piccoli, quello che citavamo all'inizio, a Mantova può arrivare a capire attraverso la fantasia, attraverso l'immaginazione, come cambia ad esempio la vita di un bambino che vive in una città in guerra e come cambiano i suoi luoghi di riferimento.
Nadine Kadaan: Yasan non può più andare al parco, non può più vedere Hamza, il figlio dei vicini, intorno a lui tutto è cambiato. Anche la mamma è cambiata, Yasan passava ore a disegnare con lei ma adesso, al mattino appena sveglia, inizia le giornate guardando i telegiornali a tutto volume. Oggi è venerdì e Yasan è ancora a letto, senza niente da fare le ore a casa sembrano infinite. Va in soggiorno e urla forte, voglio andare al parco ora! I genitori stavano ascoltando le notizie e non gli prestarono molta attenzione. La madre risponde, non oggi e continua a guardare il telegiornale. Yasan va su tutte le furie, corre in soffitta e prende la bicicletta che non toccava da un mese, si ferma davanti alla porta e decide di andare al parco, da solo. Apre la porta e va.
In strada tutto è cambiato, la via era completamente vuota, non c'era più Abu Saeed, il venditore di Ful, né i suoi amici, i ragazzi del quartiere con cui giocava, ovunque solo le sirene della polizia. Yasan si spaventa, le strade sono diventate strane e deserte, ovunque un agitarsi di suoni spaventosi. Yasan non sa cosa fare, in quel momento vede suo padre venuto a cercarlo, che lo prende per mano e si incamminano verso casa. Yasan si aspettava una sgridata per quell'uscita senza permesso, invece il padre rimane in silenzio.
A casa la mamma li aspettava molto preoccupata e quando arrivano gli corre incontro e lo abbraccia a lungo dicendogli; “non uscire mai più da solo, mai più”. Poi guarda il figlio e la bicicletta rossa e porta colori e pennelli nella stanza di Yasan.
Quello che avete appena ascoltato è l'estratto di un racconto di Nadine Kadaan, scrittrice e illustratrice siriana. Durante l'edizione 2013 del Festivaletteratura di Mantova, Nadine Kadaan partecipa a un ciclo di eventi per bambini dal titolo Una città oltre la guerra. Gli incontri cominciano sempre con questa storia, la storia di Yasan, un bambino che vive a Damasco e che di colpo si rende conto, uscendo di casa da solo, di quanto la guerra che prima gli appariva confusa, stratta attraverso i telegiornali, abbia di fatto reso la sua città riconoscibile.
Durante gli eventi di Mantova i piccoli ascoltatori guidati da Nadin iniziano a disegnare case, alberi, palazzi, tutti diversi, tutti colorati da attaccare poi alle pareti per costruire, appunto, una città oltre la guerra.
Nadine Kadaan: Si mette seduto e guarda sua madre disegnare sulle pareti della stanza mentre spiega d'ora in poi non sarà più possibile andare al parco, ci sono troppi scontri violenti e uscire di casa è pericoloso. Fino a quando, chiede Yasan, non so fino a quando, ma ora possiamo disegnare insieme sui muri un giardino, il giardino dei tuoi sogni, presto andremo di nuovo fuori.
Dovete sapere che adesso in Siria non è come qui a Mantova, noi non possiamo uscire a questa strada, non possiamo andare al parco perché è troppo pericoloso. Vorrei che mi aiutaste a fare una cosa allora. Vorrei che disegnassimo insieme dei bellissimi posti e vorrei che tutti insieme poi li attaccassimo sul muro e che li dedicassimo ai bambini della Siria visto che adesso non hanno un bellissimo posto in cui stare.
Nel 2013, anno in cui a Mantova si svolgono appunto questi laboratori per bambini di Nadine Kadaan, la guerra civile siriana è al suo apice causando migliaia di vittime e al tempo stesso devastando campagne e città e distruggendo anche monumenti e opere culturali di grande valore. Uno scenario che oggi ci risuona tristemente rispetto al conflitto russo-ucraino per esempio.
L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 sta avendo costi umanitari, economici, sociali ma anche ambientali molto alti. Gli attacchi alle città, il controllo delle centrali nucleari, bombardamenti di industria ad alto rischio, la perdita di terreno coltivabile, l'aumento dell'inquinamento, tutto questo provoca drammatiche conseguenze a lungo termine per l'ambiente e per la salute pubblica.
Comprendere la complessità di questi fenomeni non è semplice e un aiuto può giungere proprio dalla letteratura. Già nel 2014, all'indomani dell'inizio della crisi ucraina con il conflitto del Donbass, a Mantova il giornalista Valerio Pellizzari riflette sulla surrealità di quanto sta avvenendo al confine orientale d'Europa e lo fa insieme ad Andrei Kurkov, scrittore ucraino, autore di moltissimi romanzi, tra cui Diari Ucraini, un libro oggi ancora molto attuale.
Valerio Pellizzari: Parliamo di un libro che già annuncia qualcosa di molto attuale e se vogliamo purtroppo di ripetitivo in questa stagione di guerre, guerre, guerre. Ma nonostante il titolo di Diari Ucraini e anche il sottotitolo Reportage, io direi che la chiave vera di queste pagine è quello che l'autore scrive a un certo punto, quando parla di surrealismo da rivoluzione.
Questo è un racconto veramente che tocca con ironia, con malinconia, comunque con un occhio diverso, questa storia tragica, io penso anche per certi aspetti sterile e inutile, come è stata la guerra in Georgia del 2008, ma nessuno impara mai niente dalla storia e dalla cronaca precedente. Bene, la chiave di questo racconto è proprio questa, cogliere, vedere, descrivere cose assolutamente, anche se volete, minime, ma che secondo me sono più incisive, significative, di tutte queste analisi e controanalisi politiche, che in questi mesi e settimane si accavallano, si neutralizzano l'una con l'altra e alimentano alla fine la confusione e il caos.
Quindi la mia prima domanda scontata, banale, è: ma questo surrealismo da rivoluzione, quando è che lei l'ha visto nascere e come l'ha visto camminare?
Andrei Kurkov: Il surrealismo ucraino e russo vengono generati naturalmente dalla storia del socialismo sovietico e questo surrealismo non ha svolto un ruolo così importante nelle recenti proteste europee, per esempio a Kiev, come si potrebbe pensare. Vorrei dire che quello che voi considerate surrealismo per me non è altro che la normale vita postsovietica. In altre parole la norma postsovietica è molto diversa da quella che vige invece in Europa. Così era e così ancora oggi. Io come curriculum sono prettamente un romanziero, ho scritto 18 romanzi, nei quali mi sono avvalso molto spesso dell'umorismo nero, del surrealismo, dell'assurdità, ma in questo libro invece praticamente l'umorismo nero, l'assurdità, non hanno fatto capolino per niente. Quello che racconto è la verità.
Il conflitto siriano, quello ucraino, così come in realtà tutti i conflitti che nei secoli hanno sconvolto il pianeta, hanno costretto migliaia e migliaia di persone a lasciare il proprio paese. Queste migrazioni forzate, a loro volta, sono legate a doppio filo con l'ambiente, come ci racconta il diplomatico italiano ed esperto di ecosostenibilità Grammenos Mastrojeni.
Grammenos Mastrojeni: La famosa guerra in Siria è stata preceduta da quattro anni di siccità senza precedenti. Questa, a sua volta, ha provocato lo spostamento di 1 milione e mezzo di persone da zone rurali, esattamente verso le zone urbane dove sono iniziati i moti in Siria. Adesso noi possiamo anche pensare che i moti in Siria abbiano una loro ragione politica, hanno una loro ragione politica storica di interferenza di altri stati ecc. Solo che ci sono delle gocce che fa traboccare il vaso. Pensiamo al lago Chad. Il lago Chad si è ristretto, in 50 anni, di ben 18 volte. Intorno al lago Chad ci sono quattro stati fragili, caratterizzati da rapporti intertribali complicati, ulteriormente complicati da una competitività tra pastoralisti e agricoltori. Però il lago Chad dava da vivere a molta gente, era un lago enorme. L'Africa, proviamo a immaginarci se nelle nostre ben più solide zone, il Mediterraneo in 50 anni si restringesse di 18 volte, metterebbe in ginocchio le nostre economie, le nostre società.
Immaginatevi lì e allora non sorprende che proprio in quella regione nasce e cresce un movimento come Boko Haram. Cerchiamo di rendere concreto questo discorso. Se io sono un piccolo agricoltore familiare e a un certo punto mi arriva di fronte la camionetta di Boko Haram che dice “fratello unisciti alla causa”, se io ho un raccolto domani è probabile che gli risponda imbarazzato va senti passa dopo domani che domani devo raccogliere. Se, invece, il raccolto non ce l'ho perché la mia terra si è disseccata, allora è probabile che su quella camionetta io ci salgo, ci salgo con un coltello fra i denti. E allora avete presente Charlie Hebdo, quello che è successo a Nizza, quello che sta succedendo con l'ISIS, tutta quella gente che sta traversando in condizioni disperate il Mediterraneo? Ecco il degrado ambientale non è la sola causa, ma è la goccia che sta facendo traboccare il vaso di situazioni di questo tipo.
I conflitti come abbiamo visto hanno un grande impatto ambientale ma anche l'ambiente a sua volta può far nascere conflitti. Mastrojeni ci fa riflettere proprio su questo il caso che ha citato di Boko Haram in Africa è l'esempio di una possibile, inquietante, alleanza tra terrorismo ed emergenza climatica ma si possono trovare molti altri esempi. Il geografo e giornalista Emanuele Bompan nel 2018 presenta a Mantova il suo libro Water Grabbing scritto insieme a Marie Rosa Giannelli dove si parla delle guerre anche future legate alla complessità della crisi climatica e in particolare alla scarsità del cosiddetto oro blu, l'acqua.
Emanuele Bompan: Quando si parla del soggetto che noi geografi trattiamo cioè terra, Gea, bisogna sempre affrontarla con enorme complessità. La terra è un sistema incredibilmente complesso. Abbiamo dimenticato la complessità delle interazioni. I nostri anni magari se lo ricordavano meglio perché sapevano come interagivano i vari elementi. Il rifiuto era un concetto inesistente nella mentalità di chi abitava questo pianeta anche solo 300 anni fa, perché tutto si poteva riutilizzare, tutto si trasformò e tutto aveva un impatto sulla terra.
Serviva un libro perché raccontare un fenomeno come l'acqua richiede tempo, richiede complessità.
Serve capire le storie che legano questi fenomeni, serve capire le storie della gente, le storie dei luoghi, le storie degli elementi chimici che attraversano questa storia d'acqua che ci troviamo a vivere oggi. Quindi il libro, che nasce da una serie di reportage in realtà, ma che poi ha tutta una sua vita a parte, vuole cercare ovviamente nel suo piccolo di riportare la complessità di questa trasformazione del modo in cui noi ci rapportiamo all'acqua. C'è un elemento che abbiamo sempre vissuto in qualche modo in maniera armonica, ci troviamo improvvisamente a combatterci l'un l'altro per controllarlo.
Non capiamo più che è un diritto per tutti, non capiamo più che è la base della nostra vita, della vita del pianeta terra, non solo di noi esseri umani ma di tutti gli organismi che lo vivono e ci ricorda di quanto stupido è il nostro pianeta diviso in stati che si trovano queste realtà artificiali a dover combattere in certi casi per l'acqua. Che significa che noi non capiamo come l'acqua, che dovrebbe essere un bene universale e gestito in maniera universale invece viene gestita come proprietà di uno stato, cioè all'interno di un'entità che è banalmente definita da una carta geografica e non da la reale volontà dei popoli.
Quindi, ecco, il libro cerca attraverso storie, dati, foto, carte geografiche di raccontare questa complessità, di cercare di mostrare dove stiamo andando e mostrare anche di cosa si può fare per cercare di rimediare a questo accaparramento d'acqua anche perché potrebbe portare a conseguenze ben più grave quelle che affrontiamo oggi, quindi avere propri conflitti, avere proprie guerre commerciali, avere proprie popolazioni private del proprio accesso all'acqua.
Ecco dunque che bombardare l'ambiente non è il solo modo di attaccarlo. La crisi climatica lo dimostra: i continui attacchi al pianeta da parte dell'essere umano aumentano diseguaglianza, povertà, scarsità di risorse primarie come l'acqua e nuovi conflitti. Per questo, dice Mastrojeni, è necessario occuparsi dell'ambiente non tanto per un astratto o lontano bisogno di salvare il pianeta, ma per salvare noi stessi.
Grammenos Mastrojeni: Vi ho spaventato finora, non c'è la parte buona. Vi sto parlando di un ciclo fra degrado ambientale e insicurezza umana, solo che noi abbiamo dalla nostra anche la possibilità di attivare il ciclo opposto. Se noi ci occupiamo di questo ambiente meraviglioso che ci circonda, abbiamo il contrario, abbiamo una risposta straordinaria in termini di benessere.
E la domanda è, ma tutto questo chi lo deve fare? Ci sono l'ONU, le COP, i governi, le TAS, eccetera, ma è questo il senso di questa serata. Ma voi, noi, io, la gente comune, cosa c'entra? C'è un grosso equivoco. Tutte queste manovre internazionali di cui si sente parlare, ci deresponsabilizzano per come sono presentate. Ci sono i governi che se ne occuperanno. Solo che tutte queste misure che sono messe in campo servono a motivare un cambiamento di vita. Non servono a consentire che andiamo avanti come abbiamo fatto prima. Servono a creare le condizioni affinché noi cambiamo.
Oltre Natura è un podcast del Festivaletteratura di Mantova. Le voci che ascoltate sono state selezionate dall'archivio pluriennale del festival, consultabile al sito archivio.festivalletteratura.it. La produzione è di FACTA.eu, per un progetto ideato e realizzato da Elisabetta Tola e Giulia Bonelli.
Credits
You have listened to Oltrenatura, a podcast produced for Festivaletteratura by FACTA.eu.
The concept, interviews and writing are by Giulia Bonelli and Elisabetta Tola.
Oltrenatura, available on festivaletteratura.it and wherever you listen to your podcasts (Spreaker and Spotify).